Uno dei beni più importanti di cui tutti i cittadini possono godere è un ambiente sano e un territorio curato. La responsabilità della politica dovrebbe garantire il rispetto di questo diritto dei cittadini. Purtroppo questo non avviene nella Provincia di Varese.

NUOVO PROMEMORIA LAGO DI VARESE
Appunti prima parte
Situato nella zona dei laghi subalpini italiani, il Lago di Varese (anticamente anche di Gavirate o per riferimento generico ai “laghi di Varese”[1], con il territorio circostante ha l’assetto attuale dopo l’ultima grande glaciazione [2], praticamente circa 15.000 anni fa, anche se solo successivamente e gradualmente la diminuizione del livello delle acque lo ha definito autonomamente rispetto ai bacini dei laghi di Comabbio e Monate, alla Palude Brabbia ed al “Laghetto” di Biandronno.
Lo specchio d’acqua – “Creato in seguito alla riescavazione glaciale in depositi morenici e ghiaie cementate anteriori all’ultima espansione würmiana, il substrato roccioso è formato da calcari del periodo giurassico che si sono sovrapposti, costituendo il vero e proprio substrato del lago, ad una successione di arenarie, calcari marnosi, marne e argille in strati sottili e medi, affioranti in diversi punti della costa. Il substrato roccioso della parte meridionale della conca lacustre è formato da Gonfolite, inoltre al di sopra di queste rocce, della parte meridionale dell’antica conca lacustre” sono presenti depositi limosi argillosi con torbe, che costituiscono i resti della parte meridionale dell’antica conca lacustre” [3]– è compreso tra il pendio di mezzogiorno del massiccio del Campo dei Fiori (mt. 1226 s.m.) ed un arco di colline costituite appunto dai depositi morenici e da ghiaie cementate. Ha una superficie di 14,8 Km² mentre il bacino idrografico (l’area che fa defluire le sue acque verso il lago), è di 112 Km². Contiguo, geologicamente analogo ed affluente tramite il Canale Brabbia è il lago di Comabbio, con un bacino idrografico di 15,3 Km² ed una superficie lacustre di 3,59 Km². Unico emissario del tutto il Fiume Bardello, che sfocia nel Lago Maggiore. Nella descrizione del sistema idrografico sono compresi senza autonoma rilevazione la Palude Brabbia ed il “Laghetto di Biandronno. [4]
Il Lago di Monate, pur analogo nelle origini geologiche ed integrato nel compendio ambientale e paesistico ha un autonomo bacino idrografico (Bacino 6,3 Km² Superficie 2,51 Km² ) tributario del Lago Maggiore tramite il Torrente Acquanegra.
[1] In effetti quest’ultima sembra la denominazione più sensata, si tratta di un sistema di laghi, ognuno con il nome del paese più vicino: Gavirate, Comabbio, Monate, laghetto di Biandronno, Palude Brabbia e riferimento di sintesi al capoluogo Varese che, fino al 1927, non confinava con il lago.
[2] Glaciazione wurm durata 110.000 anni e terminata intorno al 12.000 a.c.
[3]–La descrizione “tecnica geologica” è ripresa dalla pubblicazione: Osservatorio dei Laghi Lombardi “Qualità delle acque lacustri in Lombardia 1° APPORTO OLL 2004” Regione Lombardia, ARPA Lombardia, Fondazione Lombardia per l’Ambiente e ISA/CNR, 2005. A questa pubblicazione, ricchissima di dati soprattutto sulla qualità chimica e biologica delle acque si fa riferimento nella versione online – non essendosi reperita la versione cartacea dotata altresì di un CD-Rom allegato – per dati tecnici e geologici dei Laghi qui citati, in particolare oltre al Varese, a quelli di Comabbio e Monate.
[4] Sui dati di superficie occorre un chiarimento: I dati OLL citati non combaciano con i corrispondenti dati dell’ “ALLEGATO 1 AQST “SALVAGUARDIA E RISANAMENTO DEL LAGO DI VARESE” pubblicato sul sito AQST dove con un’illustrazione si presenta il bacino imbrifero comprendente anche lo specchio del lago di Comabbio (oltre ai bacini minori), ma la superficie del lago sembra limitata a quello di Varese. I dati delle schede OLL soprariportati identificano autonomamente i due bacini e quindi i dati geografici sembrerebbero sommabili.
Caratteristica dei Laghi è di non avere immissari idrici superficiali importanti ma di disporre di sorgenti subalvee, solo in parte rilevabili. Per il Lago di Varese, l’ampio pendio del Massiccio del Campo dei Fiori supporta numerosi alvei superficiali a regime torrentizio, con periodi di secca. Unica eccezione il “Tinella” originato da sorgenti in corrispondenza dell’abitato di Luvinate e che conserva una portata perenne pur limitata, un tempo utilizzata con varie derivazioni per forza motrice. Va detto per il Campo dei Fiori che, trattandosi di un massiccio calcareo, con presenza di fenomeni carsici [5], ha la caratteristica di assorbire la precipitazioni in quota e di farle riaffiorare, tramite sorgenti, a partire da una quota di circa 500 m.s.m. Da queste sorgenti si sono storicamente riforniti gli acquedotti degli insediamenti locali, è tuttora collegata all’Acquedotto comunale di Varese una importante sorgente a Luvinate, nella valle del Tinella.[6]
[5], Si ritiene che il massiccio calcareo del Campo dei Fiori – come altri rilievi analoghi, in particolare il Monte Baldo sul Lago di Garda – sia stato durante le glaciazioni una sorta di isola emergente da un enorme massa di ghiacci, percorsa da correnti d’acqua che hanno creato importanti fenomeni carsici, oggi esistenti e in parte noti anche se praticamente inattivi. Traccia di ciò anche nella flora, con l’esistenza di specie endemiche caratteristiche di climi glaciali.
[6] Altre importanti sorgenti provenienti dal Campo dei Fiori ed allacciate ad acquedotti, quella di Orino, la Fonte del Ceppo presso Santa Maria del Monte a Varese.
Il Lago di